La rotazione colturale
Con rotazione si intende una tecnica antica che ha consentito di produrre cibo in maniera continuativa sugli stessi terreni senza depauperare eccessivamente i loro nutrienti. Tutto nasce dalla scoperta che specie diverse incidono diversamente sul terreno. Alcune assorbono molti nutrienti, altre ne migliorano la struttura, altre ancora forniscono nutrienti.
I principi della rotazione
Il terreno è un complesso habitat con una propria struttura e in cui convivono piante, insetti, batteri e funghi. Per mantenerlo produttivo non basta concimarlo il più possibile e ararlo perché entrambe le pratiche alla lunga finiscono con il depauperarlo, distruggendone la biodiversità, abbassandone la sostanza organica e producendo gravi inquinamenti delle acque di falda e di quelle superficiali.
Per questo esistono limiti di legge nell’impiego dei fertilizzanti.
Dunque è necessario pianificare l’avvicendamento delle colture in modo da preservarne le caratteristiche.
In orticoltura, per esempio, si esegue una concimazione di letame all’anno. A seguito di questa viene piantata una specie energivora, come può essere la zucca, il cavolo o il finocchio, che beneficia di un elevato grado di nutrienti.
Dopo di lei viene scelta invece una specie frugale, in grado di crescere bene sfruttando le risorse residue, come le insalate o le bulbose.
Infine viene utilizzata una specie miglioratrice, sempre una leguminosa, sia invernale che estiva, che è in grado di apportare nuovi nutrienti al terreno e migliorarne la struttura e la presenza di sostanza organica.
Gli schemi di rotazione possono essere tanti. Ripetitivi (a ciclo chiuso) o sempre nuovi (avvicendamento libero) e a volte possono prolungarsi per molti anni.