Campi invernali

Nei nostri campi seguiamo la rotazione delle colture, una tecnica agronomica fondamentale per non depauperare le preziose risorse del suolo. Ogni specie, infatti, produce effetti diversi sulla qualità del terreno. Le piante più esigenti in termini di nutrienti seguono la concimazione (che avviene a cadenza annuale). Dopo di esse vengono specie più frugali in grado di svilupparsi con le risorse residue. Infine viene seminata una coltura miglioratrice, capace di arricchire il substrato di nutrienti e di migliorarne la struttura e il livello di sostanza organica.

La stagione invernale 2023-2024

Quest’anno l’inverno acquisisce un significato importante perché è il periodo di una coltura davvero preziosa per il nostro terreno: la leguminosa invernale.

Possono essere piselli oppure fave. Si piantano tra fine ottobre e inizio novembre.
Una volta attecchite sono in grado di resistere perfettamente al gelo invernale per poi svilupparsi velocemente con i primi tepori primaverili e dare i propri frutti.

Ma l’azione più benefica queste colture la svolgono sotto terra. Infatti tutte le leguminose (Fabaceae) sono in grado di fissare l’azoto atmosferico. Un vero miracolo. Si pensi che l’azoto è il principale nutrimento delle piante e che però la sua riserva principale non si trova nel suolo ma nell’aria, di cui costituisce addirittura il 78%. Nessuno, a parte alcuni piccoli batteri della famiglia Rhizobium, è in grado di servirsene e convertirlo da N2 gassoso a forme disponibili per le piante, come NH4+.

Ciò che accade è che questi batteri vivono in simbiosi nelle radici delle leguminose, in noduli detti rizobi che potete benissimo vedere a occhio nudo estraendo la radice da terra. La pianta fornisce loro tutti i nutrienti di cui hanno bisogno per ingrandire le proprie colonie e vivere protetti e loro convertono N2 atmosferico a NH4+ fornendolo alla pianta.

Al termine della raccolta si procederà al sovescio, la pratica con la quale si sotterrano le piante vecchie che, degradandosi, rilasciano parte dell’azoto accumulato arricchendo il terreno di nutrienti e migliorandone la struttura.

Per tutti questi motivi queste coltivazioni sono dette “miglioratrici”

Scopri il contesto del progetto I-Gricolture.

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