Salvaguardia di varietà locali in estinzione: Areté è partner del Progetto la rava e la fava
I progetti nella nostra Cooperativa non finiscono mai!
In questi giorni stiamo contribuendo come partner al progetto ConseRvAzione, VAlorizzazione e caratterizzazione morFologicA e genetica di Varietà ortive “minori” locali, conosciuto anche con l’acronimo di la RAVA e la FAVA.
Il progetto pensato dall’Università degli Studi di Milano mira a recuperare varietà ortive che attualmente vengono riprodotte da hobbisti e associazioni o aziende agricole. Fra le quali vi è la rapa di Bossico e il melone Moscatello.
Presso la Cooperativa, come ci racconta Marco Zonca, abbiamo allestito un’ area protetta dove riprodurremo le sementi delle varietà citate a scopo di studio e divulgativo.
Obiettivo del progetto
Il progetto vuole contribuire ad ampliare e migliorare la già avviata rete regionale multicentrica finalizzata alla conservazione di varietà locali tradizionali lombarde, avente come fulcro operativo la Banca del Germoplasma Vegetale dell’Università di Pavia.
In questo progetto si pone l’attenzione alle specie ortive marginali, definibili anche come “minori” in quanto poco o per nulla utilizzate in termini di produzione, ma molto importanti sul piano della conservazione, proprio perché più di altre rischiano l’abbandono.
Queste tipologie di piante si qualificano particolarmente bene per rafforzare il legame prodotto-territorio e anche favorire la diffusione di specie più resilienti ai cambiamenti climatici.
Attraverso lo studio delle piante dal punto di vista genetico si può infatti comprendere se ci sono elementi utili per incroci del futuro. Lavorando in questo modo vengono innescati meccanismi di resistenza e la pianta si seleziona in maniera più stretta dall’ambiente.
Lo scopo principale è quello di agire verso la conservazione di queste entità e creare un quantitativo di sementi significativo per alcune entità ortive marginali.
I partner
Oltre alla nostra Cooperativa, altri partner hanno reso possibile la realizzazione di questo progetto il cui richiedente è l’Università degli Studi di Pavia (DSTA e DDB).
I soggetti interessati sono centri di ricerca (Università di Pavia e Università degli Studi di Milano, Dip. Bioscienze), Enti pubblici (Comune di Bergamo) e le seguenti aziende agricole operanti in vari ambiti e tipo di conduzione (agricolo puro o vivaistico, a conduzione convenzionale o biologica, in pianura o montagna):
● Orto Botanico di Bergamo “L. Rota” (BG)
● Azienda Agricola Oroverde di Bosio Roberto, Soncino (CR) Azienda Agricola Baggini Moreno, Voghera (PV)
● Azienda Agricola Flora Conservation di Lino Zubani&C. (PV)
● Azienda Agricola e Agrituristica Cascina Selva (MI)
● Società Agricola Vegeta Srl (BG)
I destinatari
I destinatari di questo progetto possono essere distinti in diretti ed indiretti.
Quelli diretti sono:
– le aziende agricole lombarde, convenzionali e/o biologiche, che siano già custodi di entità ortive marginali tradizionali, o comunque interessate a coltivare prodotti di alta qualità organolettica, nell’ottica di sperimentare e creare nuove piccole filiere territoriali;
– le aziende agricole lombarde interessate a specializzarsi nella produzione e vendita di sementi di varietà tradizionali ortive marginali.
– altri enti di ricerca interessati a portare avanti ulteriori studi sulle varietà e gli ecotipi recuperati e caratterizzati nell’ambito del progetto.
Quelli indiretti invece sono:
– la Regione Lombardia, che dopo investimenti importanti nel riconoscimento delle cultivar tradizionali e delle Varietà da Conservazione potrà avvalersi delle nuove conoscenze acquisite sulle specie ortive marginali, utili per il controllo e la gestione di tali entità ma anche per l’iscrizione a nuovi elenchi nazionali del settore.
– i territori lombardi, che potrebbero vantare tipicità locali scomparse (o quasi) nuovamente reintrodotte o potenziate, capaci di alimentare nuovi mercati o eventi di richiamo turistico. In particolare, i territori di montagna e comunque marginali potrebbero essere tra quelli che ne ricaverebbero il maggior guadagno in assoluto, vista la loro intrinseca scarsa produttività con l’uso di cultivar standard;
– l’agro-biodiversità, che trarrà indubbio beneficio dall’incremento della coltivazione delle varietà tradizionali, evitandone così l’estinzione, dopo numerosi anni di erosione genetica. Infine, dato che molto spesso i moderni macchinari agricoli non possono essere utilizzati per il rischio di contaminazione delle sementi, le cultivar tradizionali spesso richiedono campi di estensione ridotta, che, nel loro insieme, accrescono la variabilità e quindi il valore del paesaggio agricolo, consentendo l’insediamento di un numero più elevato di specie selvatiche.
– il pubblico generico ed in particolar modo i consumatori, che potrebbero disporre di prodotti di alta qualità, attualmente difficilmente reperibili sul mercato, e di immediata riconoscibilità, consentendo quindi una facile distinzione di eventuali prodotti fasulli.